IL GIOCO DEL GOLF

 

Non si sa quando sia veramente nato il gioco del golf, c’è chi dice in Cina, chi in Olanda E’ comunque certa la prima testimonianza scritta in Scozia da parte di un reale che emanava un decreto con il quale veniva vietato il gioco perché distraeva i sudditi. Comunque il primo Golf Club nasceva a Edimburgo ed era un gioco riservato ai reali e ai ricchi. Da qui nasce il pregiudizio sul costo di tale gioco. Io non sono certo ricco e quindi non avrei potuto permetterlo, se così fosse. Il costo associativo è pari a 400 euro annui e al mio club posso andare tutte le volte che voglio e con poco più di trecento euro ci si procura una attrezzatura completa. Quando vado da altre parti, le convenzioni stipulate dal nostro circolo con i vari campi dei dintorni, ci consentono di effettuare un giro di golf con trenta euro circa a volte anche meno. Che tutti non se lo possano permettere è da una parte vero. Un giro di golf, pari alla effettuazione di diciotto buche (percorso di gara), richiede in termini di tempo cinque ore circa e quindi se non sei un libero professionista o pensionato diventa molto difficile girare per tutte e diciotto le buche. Chi lavora si allena durante la settimana una o due ore a seconda delle proprie disponibilità di tempo e poi gioca il sabato o la domenica. Normalmente ci si allena in campo pratica. Con due euro una macchina distribuisce circa trenta palline e da un tappeto di finta erba hai la possibilità di provare il tuo swing, lanciando le palle in campo dove  a varie lunghezze fino a 250 metri ci sono bandiere di riferimento per le varie distanze. Il swing è il movimento che ti consente di avvitarti su te stesso e con un movimento a molla ti consente di colpire la palla e di lanciarla lontano. Sembra facile ma non lo è ci sono  diversi movimenti da mettere in gioco durante lo swing e  li vado ad elencare: la posizione delle gambe divaricate con la palla al centro, il braccio destro attaccato al corpo, il braccio sinistro nel down swing (fase discendente del colpo) ben dritto, il movimento del corpo che non si deve spostare dal cilindro virtuale in cui si trova, girando solo i fianchi, il peso del corpo che dal piede destro si sposta verso sinistra restando in equilibrio su tale piede, il lie (testa) del ferro/legno parallelo al terreno, la presa del grip (manico) rilassata ma salda, il movimento dello swing armonico, gli occhi che non si staccano mai dalla palla, il polso che deve accompagnare nell'ultima parte del colpo il ferro, muovendosi verso il basso.

 

Le prime volte è veramente difficile perché si tratta di un movimento del tutto innaturale rispetto ai movimenti della vita normale.

 

Il campo di gioco è composto:

 

dalla piazzola di partenza, 

 

il fairway (la parte più rasata del campo) che ti porta verso la buca,

 

il rough (la parte più alta dell’erba),

 

i bunker (buche più o meno grandi con all’interno sabbia),

 

gli ostacoli d’acqua che si dividono in frontali con paletti gialli e laterali paletti rossi

 

e il green dove si trova la buca indicata da una bandiera.

 

L’attrezzatura si compone di una sacca con all’interno quattordici bastoni, se ti presenti in campo durante una gara con più di quattordici bastoni, sei penalizzato di un colpo per ogni buca effettuata.

 

 

 

Non c’è arbitro, un giocatore marca l’altro. Ci sono comunque sul percorso dei Marshall (arbitri) che controllano da lontano il gioco. Il Marshall si interpella quando ci sono dubbi sull’interpretazione delle regole. I bastoni si dividono in vari tipi: i legni, i ferri e il putter. I legni sono quelli con la testa più grossa, il drive è quello più grosso di tutti e consente il colpo più lungo, i professionisti raggiungono anche i trecento metri e oltre. Si usa alla partenza, dove si può utilizzare il “tee”, (supporto per la palla), che ti consente di colpirla in pieno. Poi ci sono i legni da fairway, che si dividono in numeri: 3, 5, 7. Più il numero è basso più è lungo il bastone e più lunga la gittata. Con il legno tre, quando lo prendo bene, riesco a raggiungere i duecento metri, certo non di volo ma con un po’ di rotolo. Con gli altri una decina di metri in meno per ogni numero, i legni hanno solo numeri dispari. Il driver può essere chiamato anche legno uno. Ultimamente sono nati anche dei legni ibridi che hanno una testa non così grossa da considerarsi legni ma con una bombatura dietro la faccia e non si possono chiamare ferri e gli hanno dato nome “rescue”, in sostanza consentono uscite da posti infelici in quanto hanno una lunghezza del bastone corta, per inciso il bastone senza testa viene chiamato “shaft”,  il manico ricoperto di gomma “grip”.  I ferri vanno dal numero uno al dieci. Non ho mai visto un ferro uno, forse qualche professionista lo usa. Il ferro dieci è stato sostituito dal pitch e normalmente le attrezzature sono fornite dal quattro al nove più il pitch che è più corto del ferro nove. Poi si passa ai ferri detti sand. Sono quelli che servono per le parabole corte e servono per uscire dai bunker di sabbia. Si dividono in categorie in base all’inclinazione della faccia più o meno accentuata che va da cinquanta gradi a sessanta. Io nella sacca ho un sessanta e un cinquantasei. Con il cinquantasei faccio circa ottanta metri con il colpo pieno con il sessanta circa sessanta, invece con il pitch cento metri circa. Con il nove centodieci metri, per ogni numero in più calcolare circa dieci metri in più, con l’uso dei ferri le distanze si intendono di volo! Nella sacca io ho i ferri dal tre al nove, oltre al pitch e ai due sand,  due legni il tre e il cinque e poi il drive,  per ultimo il putter che serve per imbucare sul green. Mi raccomando a un giocatore di golf per augurargli buon fortuna bisogna dire: "Buon Golf"!